Il mestiere di avvocato penalista ha molte affinità con quello dell'attore. Certo, la misura del trasporto con cui, alla fine del processo, il difensore è chiamato ed esporre la sua arringa dipende dall'attitudine di ognuno.
Per la verità, più un gesto teatrale che altro, visto che la parte importante del processo sono le prove. Perché è sulla base di esse - e su come vengono assunte in primo grado - piuttosto che sulle capacità espositive del difensore, che il Giudice (di qualunque natura e grado) prenderà la sua decisione.
Ciò non toglie che, a molti di noi, piace esporre in sede di discussione. Soprattutto ai più vanitosi .. schiera alla quale, devo ammettere, appartengo a pieno titolo. Consapevole che, un giorno, dovrò lavorare anche su questa mia debolezza. Ma lasciatemelo fare un altro po'.
Del resto, le tavole di cui sono composte le ribalte teatrali, assomigliano così tanto a quelle dei Tribunali, ed in particolare a quelle del Tribunale Militare di Verona.
Il caso: un Carabiniere di Belluno, stufo che allo spaccio all'interno della caserma alcuni colleghi non facessero altro che consumare prosecchi prima di entrare in servizio, pensa bene di piazzarsi fuori al cancello a fare l'alcoltest ai suoi superiori. Sembra quasi un film.
Morale della favola? Finisce a processo per ben due volte davanti alla Corte Militare di Verona: nel primo processo diffamazione; nel secondo insubordinazione (quello che si dice "atto di lesa maestà").
Dopo aver iniziato i procedimenti con altro avvocato di Verona, decide di rivolgersi a me.
Ad oggi è stata una delle esperienze formative più importanti della mia carriera.
Il Tribunale Militare concepisce pene molto più pesanti per i prevenuti, rispetto ai Tribunali civili. Si rischiava la galera.
Le udienze si succedono con una rapidità del tutto inusuale, per uno abituato al processo penale dei Tribunali minori.
I testimoni, tutti Carabinieri, tutti estremamente preparati agli interrogatori testimoniali. Non è facile farli cadere in contraddizione.
Il testimone più importante. Un Tenente, quello che aveva sporto denuncia per diffamazione.
Ricordo il suo esame testimoniale. Non faceva che incalzarmi per evitare la domanda che continuavo a fargli: "ci può dire quale è il protocollo con cui un carabiniere deve segnalare comportamenti non consoni da parte dei suoi superiori ad un graduato ancora più in alto?".
Non c'era verso, il Tenente continuava a svicolare la domanda, a volte rispondendo ad altro, a volte alzando il tono della voce fino a coprire la mia. Del resto, se fossi stato in grado di dimostrare che lui per primo non aveva applicato il protocollo (il Codice d'Onore), forse avrebbe potuto finire nei guai ... io lo capivo.
Fino a quando, a un certo punto, ho usato un espediente retorico che mi ha insegnato un avvocato di Firenze durante la mia prima udienza di opposizione ad una archiviazione.
"Tenente, non sono aduso, sia per educazione sia per deformazione professionale, ad interrompere la mia controparte mentre sta parlando. Gradirei Lei facesse lo stesso con me. Cortesemente si taccia, a mi faccia fare la mia domanda".
Ecco, magari "si taccia" non glie l'ho detto, ma il livore che emergeva dal suo collo sotto forma di un colore rosso incandescente che, a mano a mano, si diffondeva fino a cospargere il suo intero viso, beh, lasciava pensare che lui avesse proprio capito così.
Risultato: assoluzione con formula piena in entrambi i processi.
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